Era il 1995 quando Jeff Bezos vendeva il suo primo libro su Amazon.com, nello stesso anno nasceva eBay e, pochi anni più tardi, il colosso di PayPal. Negli ultimi vent’anni, grazie al consolidarsi di Internet, il commercio ha trovato una nuova forma di espressione e, soprattutto, di guadagno. Secondo Statista, gli ingressi provenienti da questo nuovo settore, nel 2014, ammontavano a circa 1.400 miliardi di dollari, mentre nel 2021 si stima un picco che sfiorerà i 5.000 miliardi di dollari. Le potenzialità di questo mercato e la sua crescita esponenziale hanno spinto molti imprenditori ad espandersi in diversi paesi del mondo. Non tutti però sono riusciti ad avere successo: come nel mondo degli affari classico, anche l’e-commerce ha le sue regole. Ma quali sono le regole per avere successo in rete?
Sulla base di una serie di ricerche della Stanford University, è stata redatta una lista di 10 regole per creare un sito web credibile:
- facilitare la possibilità di verificare l’accuratezza delle informazioni sul sito;
- far vedere che c’è un’organizzazione reale dietro il sito;
- mettere in evidenza la professionalità e la conoscenza di ciò che si offre;
- mostrare che dietro il sito ci sono persone oneste e credibili;
- facilitare il contatto con l’azienda;
- scegliere un design professionale e appropriato;
- fare in modo che il sito sia facile da usare e utile.
- aggiornare i contenuti;
- evitare le pubblicità esterne;
- evitare errori di qualsiasi genere.
Questa linea guida, pur essendo molto utile, risulta chiaramente semplificativa e non sempre applicabile. È fondamentale però, seguire uno schema ben preciso nella realizzazione di un sito web aziendale in quanto esso può ricoprire un ruolo così importante nelle strategie di un’azienda da servire come principale strumento di marketing, facilitatore di vendite dirette o come strumento dominante per le pubbliche relazioni. Quando gli utenti interagiscono con un sito web, si creano infatti consapevolezza e prime impressioni sia sul sito che sull’azienda ad esso associata. Di conseguenza, la credibilità delle aziende dipende sempre più frequentemente dal loro sito web.
Per un’azienda che punta poi ad espandersi a mercati esteri, è ancor più difficile guadagnarsi la fiducia dei nuovi clienti, ma uno dei modi più efficaci per farlo è indirizzarsi al pubblico nella sua propria lingua. La ricerca ‘Can’t Read, Won’t Buy’, svolta in 29 paesi dalla Common Sense Advisory, mostra infatti quanto sia importante per gli utenti avere a disposizione un sito che parli la propria lingua:
- il 65% dichiara di preferire contenuti nella propria lingua – anche se di bassa qualità;
- il 66% usa software di traduzione automatica;
- il 40% dichiara di non acquistare da siti in lingua straniera.
Lo studio della Commissione Europea ‘User language preferences online’ corrobora la suddetta ricerca dimostrando che, in Europa, nove utenti su dieci visitano solamente siti nella propria lingua.
Sulla base di tali informazioni è semplice comprendere quanto sia importante per un’azienda pronta all’espansione, affidare ad un’agenzia o ad un professionista della localizzazione l’incarico di localizzare il proprio sito per il locale di destinazione. Dal punto di vista commerciale, la localizzazione è una strategia di marketing con diversi approcci di applicazione. Schewe (citato da Sandrini, 2009) ha classificato i possibili approcci dal punto di vista linguistico in sette categorie:
- Sito web monolingue:
- sito nella lingua locale – strategia di marketing limitata a tale mercato;
- sito in inglese – strategia di marketing globale efficace soprattutto per settori con l’inglese come lingua franca.
- Sito bilingue:
- sito nella lingua locale con parti in inglese – strategia di mercato interno esteso;
- sito in inglese con parti in lingua locale – strategia di marketing internazionale senza adattamento ai mercati locali.
- sito web in inglese e in altre lingue – strategia di mercato globale con adattamento locale;
- sito web in inglese e siti web distinti per ciascuna ulteriore lingua – strategia «Global-Player».
Ognuna di queste strategie potrà essere adottata secondo le possibilità economiche e di espansione di una determinata azienda e secondo i suoi obbiettivi commerciali.
È stato dimostrato che l’investimento economico per la localizzazione di un sito web aziendale rientra in un modello cosiddetto «Return-of-Investment» (Sandrini, 2009:145) che punta a determinare il rapporto tra l’investimento e i vantaggi da esso derivanti.
Il localizzatore dovrà essere dunque in grado di illustrare i potenziali vantaggi ai clienti che vedono questo investimento più come un obbligo che come un’opportunità di successo.
Riferimenti bibliografici
Sandrini, P. (2009). Lokalisierung globaler Webinhalte: eine Herausforderung für Translationswissenschaftler. In L. Zybatow (Ed.), Translation: Neue Entwicklungen in Theorie und Praxis: SummerTrans-Lektionen zur Translationswissenschaft. IATI-Beiträge I (Forum Translationswissenschaft) (German Edition) (pp. 139–147). Peter Lang GmbH, Internationaler Verlag der Wissenschaften.